I programmi di primo soccorso hanno aumentato esponenzialmente la disponibilità di defibrillatori automatici (AEDs) nei luoghi pubblici, ma ci sono ancora pochi dati sull’effettivo utilizzo. Al Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Girona (Spagna) hanno svolto una analisi, Girona Vital, dell’uso di questi dispositivi da quando ne è stato implementato l’uso nella Regione. Nello studio che è stato presentato il 27 agosto a Roma al Congresso ESC 2016 della Società Europea di Cardiologia da Maria NUNEZ TORRAS (Girona, Spagna) sono state prese in esame sia unità fisse che mobili, in una analisi retrospettiva eseguita tra il 2011 e il 2015. Dei 231 dispositivi disponibili, è stato possibile ottenere informazioni complete su 189, il 71,4% erano portatili. L’alterazione più frequentemente identificata era l’asistolia (l’assenza della sistole cardiaca, ossia la mancanza di attività elettrica del cuore che comporta il blocco della circolazione sanguigna), presente nel 42% dei casi, mentre è stato identificato un primo ritmo defibrillabile nel 24% dei tracciati. Gli AEDs hanno dimostrato una specificità del 100% nell’individuare le aritmie per le quali era indicato eseguire la defibrillazione con solo 8 casi ‘falsi negativi’ di fibrillazione ventricolare. Individuato il ritmo per cui vi è indicazione al trattamento di emergenza, il defibrillatore si è dimostrato efficace nel ripristinare il ritmo sinusale, ossia il battito imposto al cuore dal ‘nodo senoatriale’, (pacemaker naturale che si trova nell’atrio destro, in congiunzione con la vena cava superiore). L’analisi del ritmo e dello status cardiopolmonare ha permesso ai volontari di intervenire nel 79% dei casi. Il 42,5% dei pazienti trattati con il dispositivo di emergenza recuperava la circolazione spontanea, contro il 47% dei soggetti con alterazioni senza indicazioni al trattamento. La ricerca ha mostrato che solo 1 su 4 era candidato all’uso del defibrillatore ma soprattutto ha mostrato l’eccellente livello di sicurezza e specificità: la metà dei pazienti sottoposti a shock sono stati successivamente trattati con successo dei dipartimenti di emergenza. Unico neo: l’incapacità dei dispositivi ad identificare alcune fibrillazioni lievi/sottili, un problema da risolvere per non rischiare l’undertreatment.
Fonte: ESC Congress 2016, Roma
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