Potrebbe diventare operativa a breve, per legge, la proposta di escludere dall’obbligo di certificazione medica lo svolgimento dell’attività sportiva non agonistica che interessa milioni di persone e in particolare i giovani nel nostro Paese. E’ questo l’obiettivo della risoluzione approvata dalla XII Commissione parlamentare “Affari Sociali” che ha rivolto l’invito al Governo di modificare le linee guida in materia di certificati medici per l’attività sportiva non agonistica (Decreto del Ministero della salute dell’8/8/2014 pubblicato in G.U. il 18 ottobre 2014 n.243). Il principio cui si è ispirata la risoluzione parlamentare è quello di garantire “l’uniformità di applicazione del decreto ministeriale riaffermando con chiarezza che nessuna certificazione medica deve essere richiesta per coloro che vogliano svolgere attività ludico motoria”.
Secondo la Commissione si tratta di modificare l’orientamento sanitario e culturale per affermare un “approccio orientato alla presa in carico costante delle persone che svolgono attività sportiva di carattere ludico motorio nel corso della vita da parte di pediatri e medici di medicina generale, in modo da promuovere l’attività fisica e contrastare la sedentarietà, consigliarne intensità e frequenza in base alla tipologia di attività e alle accertate condizioni di salute della persona anche allo scopo di garantirne la sicurezza”. L’obbligatorietà della certificazione medica, secondo i Commissari, contrasta con la filosofia di agevolare lo sport secondo una visione salutistica e quindi finalizzata a coinvolgere tutte le fasce sociali e anagrafiche della popolazione, obiettivo allo stato non perseguibile perché “la proliferazione di accertamenti clinici e diagnostici conseguente all’aumento delle certificazioni medico sportive inappropriate sta creando inefficienze nel sistema sanitario, oneri a carico dei cittadini, grave diminuzione dell’avviamento e mantenimento nella pratica sportiva e motoria soprattutto per le fasce più disagiate della popolazione”.
Quindi un modo per ridurre ulteriormente la spesa sanitaria e, nello stesso tempo, per agevolare la pratica sportiva amatoriale per quelle fasce sociali che vi rinunciano a causa dei costi per ottenere tale certificazione secondo i Commissari c’è e consiste nell’abolizione certificativa frutto di una vera e propria deregulation che si fonderebbe sulla diversificazione di tale obbligo stabilito dal Coni in base alla diversa tipologia di organizzazione sportiva. Allo stato, evidenziano i Commissari nella loro risoluzione, le linee guide contrastano con il principio di favorire al massimo lo svolgimento dell’attività motoria con finalità salutistiche nella popolazione. La Commissione propone inoltre al Governo di “inserire nell’ambito delle tipologie delle attività non agonistiche svolte dai tesserati di associazioni e società sportive affiliate alle Federazioni sportive nazionali, alle discipline sportive associate, agli enti di promozione sportiva, affidata al CONI attraverso la nota esplicativa del 25 giugno 2015, anche la fattispecie dei tesserati che svolgano «attività sportive di carattere ludico motorio», che non dovranno presentare certificati”.
Se dovesse essere approvata dal Governo, la nuova disciplina modificherebbe “la norma prevista dal decreto del Ministero della salute 24 aprile 2013 che, di fatto, sta producendo una diversa tutela sanitaria per cittadini che svolgono identica attività, in relazione all’appartenenza associativa e allo status dell’organizzatore”, evidenziano i Parlamentari (Lenzi, Molea, Fossati, Gelli, Nicchi, Paola Bragantini, Piazzoni, Sbrollini, Fucci, Calabrò) proponenti la risoluzione che già sta facendo discutere gli addetti ai lavori: in pratica i Medici e in particolare i Cardiologi che sostengono l’importanza, ai fini della prevenzione di incidenti anche mortali, di sottoporsi, tra l’altro, a una visita cardiologica con elettrocardiogramma. L’intento del Parlamento è quello di deregolamentare l’accesso alla pratica sportiva circoscrivendo d’intesa con le Regioni la sostenibilità delle prestazioni sanitarie per l’avviamento, il mantenimento e la sicurezza nella pratica motoria e sportiva solo per minori, anziani e disabili. Secondo il Prof. Maurizio Santomauro, presidente del Gruppo Intervento Emergenze Cardiologiche (G.I.E.C.) in questo modo “si riporta indietro di anni il successo culturale e legislativo che aveva finalmente visto l’ECG basale quale strumento indispensabile per la sicurezza nella pratica sportiva.
Prima di ottobre sarà necessario intraprendere un’iniziativa congiunta tra le Associazioni di cardiologia per arginare questa incomprensibile iniziativa della Commissione in attesa che il Coni fornisca nuova indicazione per distinguere tra le diverse tipologie di tesseramento per gli sportivi”. Mario Manolfi, cardiologo e consigliere del G.I.E.C., evidenzia che “a proposito di certificazione medica in ambito sportivo ci si allontana sempre di più dalla clinica e dalla prevenzione lungimirante, ma questa risoluzione, a mio avviso, coglie proprio nel segno quando sottolinea il “meretricio” certificativo che troppi interessi extrasanitari soddisfa”.
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